La Cocaina a Napoli

LA COCAINA A NAPOLI

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Dott. Alessandro Iovane

Psicologo del Poliambulatorio dei Cavalieri dell’Ordine di Malta

La cocaina si sta lentamente sostituendo o affiancando alle droghe “leggere” già diffusamente utilizzate. Dal 2001 ad oggi la percentuale degli utilizzatori, anche saltuari, di polvere bianca è aumentata del 20%, visti i dati provenienti dai Ser.T. negli ultimi anni. Quella che una volta rappresentava “la droga” dalla quale stare lontani è oggi diventata sostanza che accomuna, che unisce, socializzante. Il suo utilizzo ha raggiunto percentuali allarmanti soprattutto, ma non solo, nelle zone più ricche della città. E’ sempre più facile vedere nelle auto parcheggiate, nei locali o anche per strada gente che ne fa uso, di sabato sera e non solo. Basta passeggiare nei comuni luoghi di ritrovo del quartiere che subito si fa caso ad uno strano odore, come una essenza dolciastra, espandersi nell’aria. Questo odore è emanato dalle decine di sigarette “bagnate” nella polvere bianca. E’ sempre più comune vedere persone che in tarda notte hanno occhi spalancati e una gran voglia di parlare.

I perché di un tale utilizzo possono essere vari, come il suo costo che è elevato ma abbordabile, è una sostanza che crea gruppo, “regala” nuove sensazioni.

I motivi che possono spiegare l’utilizzo continuato nel tempo della cocaina sono molteplici. Si deve innanzitutto fare chiarezza su coloro che sono definibili come “dipendenti”. Un uso di una volta a settimana di cocaina può definire un individuo come “dipendente” e questo è un dato di enorme rilevanza visto che molti giovani che hanno questa frequenza non pensano assolutamente di esserne dipendenti ma al contrario si definiscono padroni delle proprie volontà.

Questa convinzione erronea è dettata anche dal fatto che la cocaina non provoca né tolleranza (bisogno di aumentare le dosi per sentire gli stessi effetti) né dipendenza fisica, ma provoca una dipendenza psicologica, non facilmente riconoscibile in se stessi, con un’ irrefrenabile desiderio di rinnovare l’esperienza e di assumerla di nuovo.

Una delle spiegazioni possibili è da ricercare nella crescente tendenza, nei giovani, ad essere suscettibili alla noia, a provare nuove e stimolanti sensazioni, ad essere più impulsivi e più abituati a soddisfare le proprie voglie.

Il dilagante uso della cocaina è attribuibile anche alla quasi completa assenza di conoscenza degli effetti e dei rischi ad essa collegata. Tutti coloro che ne hanno fatto uso ne conoscono gli effetti immediati positivi : alza il tono dell’umore, rende più fiduciosi e sicuri di se stessi, più egocentrici; il pensiero è molto più veloce e le parole sono sciolte e rapide, le prestazioni motorie e sessuali vengono “percepite” come migliori e più soddisfacenti, provoca inappetenza e mancanza di stanchezza. Anche da un analisi disattenta agli effetti a breve termine appena descritti è facile intuire perché il suo uso è dilagante. Purtroppo in pochi conoscono gli effetti immediati e a lungo termine negativi: uno dei principali rischi legati all’uso di coca è dato dalle “sostanze da taglio” (sostanze di varia natura con le quali si “allunga” la cocaina) che non sono conosciute e che quindi possono agire pericolosamente sulla funzionalità di organi come fegato, cuore e polmoni. Può sopraggiungere anche la morte per overdose o per colpo di calore.

Le implicazioni psicologiche nel lungo termine sono ancora peggiori. La sostanza può portare anche nell’arco di poco tempo a sviluppare manie di persecuzione, mancanza di appetito, insonnia e in certi casi allucinazioni visive, uditive e olfattive. Dal punto di vista sessuale, può causare impotenza negli uomini e anorgasmia nelle donne.

Nei giorni successivi alle tirate i consumatori possono sentirsi depressi, senza energia, anedonici. Proprio l’anedonia (difficoltà a provare piacere fisico e psicologico) spinge il soggetto a prendere di nuovo la sostanza che in quel caso gli restituisce quegli stimoli e quelle sensazioni che non provava più. Ed è, quindi, proprio questo comportamento coattivo a creare una catena di comportamenti disadattivi difficile da spezzare.

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